Danny Weber
15:57 22-10-2025
© ProEnergy
Data center per l’intelligenza artificiale ricorrono a turbine a reazione mobili per coprire picchi di 34–48 MW. Texas e OpenAI: tempi rapidi, emissioni elevate.
L’era dell’intelligenza artificiale si è rivelata così affamata di elettricità che i data center arrivano a rivolgersi ai motori a reazione. Negli Stati Uniti, gli operatori installano turbine dismesse da aerei di linea: letteralmente motori aeronautici su rimorchi, trasformati in generatori capaci di alimentare cluster di IA che assorbono decine di megawatt.
Secondo IEEE Spectrum, in Texas sono già operative configurazioni basate su turbine General Electric CF6-80C2 e LM6000, un tempo montate su Boeing 767 e Airbus A310. Rimodellate da ProEnergy e Mitsubishi Power, queste macchine oggi forniscono fino a 48 megawatt ciascuna—sufficienti a tenere in attività intere server farm mentre la rete elettrica fatica a stare al passo con la domanda.
ProEnergy propone unità di potenza mobili con motori a reazione installati su trailer, attivabili in pochi minuti. Soluzioni analoghe, come l’FT8 MOBILEPAC di Mitsubishi Power costruito attorno a motori Pratt & Whitney, promettono la stessa potenza in pacchetti compatti.
Non è economico e nemmeno pulito: queste turbine bruciano gas o diesel, richiedono complessi sistemi di controllo delle emissioni e operano in ciclo semplice, senza recupero del calore. Eppure, in un settore in cui anche un solo cluster può consumare centinaia di megawatt, sta diventando sempre più l’unica opzione rapida. Il compromesso è evidente: velocità contro sostenibilità.
IEEE Spectrum riferisce inoltre che OpenAI sta distribuendo in Texas circa 30 unità LM2500XPRESS nell’ambito del progetto Stargate. Ciascuna eroga fino a 34 megawatt e può avviarsi in meno di dieci minuti: di fatto, una centrale elettrica mobile spinta dalla forza di un getto.
Il problema è che le reti tradizionali semplicemente non reggono il ritmo. Collegare nuova capacità può richiedere cinque anni o più, e ampliare la generazione richiede ancora più tempo. Così le soluzioni provvisorie diventano prassi: oggi un campus di IA può andare a cherosene e domani—forse—su un modulo nucleare. Una toppa che dice molto sulla pressione dei tempi.
In definitiva, turbine a reazione che per decenni hanno servito esercito e industria petrolifera stanno ora fornendo l’energia che muove l’intelligenza artificiale. E se il futuro appartiene davvero all’IA, sembra arrivare al rombo della spinta di un Boeing.