Data center IA alimentati dal sole: il piano orbitale di Google

Danny Weber

14:13 05-11-2025

© B. Naumkin

Google presenta Project Suncatcher: data center orbitali per l'IA alimentati dal sole. TPU Trillium resistenti alle radiazioni e collegamenti laser, test 2027.

Google ha svelato un progetto ambizioso chiamato Project Suncatcher: l’idea è di collocare in orbita centri dati per l’intelligenza artificiale, alimentati esclusivamente dall’energia solare. L’obiettivo è sfruttare una fonte pulita praticamente inesauribile per far lavorare i potenti processori TPU dell’azienda, sia nelle fasi di addestramento sia in quelle di inferenza.

Sulla Terra, i data center di Google già sollevano interrogativi per l’enorme consumo elettrico e la pressione sulle reti. In orbita, invece, i pannelli solari possono funzionare quasi senza sosta e con un’efficienza superiore rispetto a quelli a terra. L’ingegnere Travis Beals ha spiegato che, guardando avanti, lo spazio potrebbe rivelarsi il luogo più adatto per scalare il calcolo dell’AI; un’affermazione che suona coerente con la logica di inseguire l’energia là dove è più abbondante.

Il progetto, però, deve superare ostacoli ingegneristici di peso. Il primo è la radiazione. Google sta testando le sue TPU Trillium per verificare che resistano alle condizioni estreme dello spazio. I primi risultati indicano che questi processori possono operare fino a cinque anni senza degradarsi.

Un’altra sfida è lo scambio dati a velocità estreme tra strutture orbitali. Per affrontarla, Google punta su collegamenti ottici laser capaci di trasferire informazioni a decine di terabit al secondo. I satelliti dovrebbero volare a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro: una configurazione che aumenta il rischio di collisioni e di danni da detriti spaziali. Sulla carta la formazione è elegante, nella pratica impone un controllo di assetto rigorosissimo e margini d’errore minimi.

Nonostante il conto, l’azienda vede nell’idea una prospettiva economica promettente. Secondo stime interne, entro la metà degli anni 2030 i costi operativi dei data center in orbita potrebbero allinearsi a quelli a terra, complice l’abbassamento dei prezzi di lancio. La concorrenza sta già prendendo forma: anche SpaceX e Blue Origin di Jeff Bezos stanno esplorando modalità per portare capacità di calcolo nello spazio. La corsa, qui, è una questione di posizionamento tanto quanto di ingegneria.

Per ora Google è nelle fasi iniziali. In collaborazione con Planet Labs, prevede di lanciare due satelliti prototipo entro l’inizio del 2027 per testare la robustezza dell’hardware e misurare la tenuta del concept. Se queste prove andranno a buon fine, Project Suncatcher potrebbe inaugurare un nuovo capitolo del calcolo per l’AI alimentato in modo sostenibile, letteralmente oltre la Terra.