Batterie degli smartphone: perché i top restano sotto 5.400 mAh e cosa cambia con il silicio‑carbonio

Danny Weber

06:55 06-11-2025

© A. Krivonosov

Scopri perché iPhone, Galaxy e Pixel restano sotto 5.400 mAh: regole di spedizione (20 Wh), compromessi di design e il futuro al silicio‑carbonio entro il 2030.

Sullo sfondo di un’ondata di smartphone cinesi che sfoggiano batterie da 7.000–8.000 mAh, i pacchi batteria di iPhone, Galaxy e Pixel appaiono più contenuti. Perfino il Galaxy S25 Ultra si ferma a 5.000 mAh, e l’iPhone 17 Pro Max supera di poco quella soglia. Sulla carta può sembrare strano; nella pratica, una logica c’è.

Una parte della risposta sta in design e spessore. I modelli di fascia alta inseguono corpi ultra‑sottili — l’iPhone Air è spesso appena 5,6 mm, un vincolo fisico alla capacità della batteria. Eppure c’è un’eccezione: il cinese RedMagic 11 Pro inserisce 7.500 mAh in un telaio da 8 mm e offre anche la ricarica wireless. Insomma, sottile non equivale per forza a poca capacità, ma il compromesso esiste.

Il motivo principale, però, esce dal design ed entra nelle regole del trasporto internazionale. Le normative classificano le batterie agli ioni di litio sopra i 20 Wh — circa 5.400 mAh — come merci pericolose di Classe 9. Questo fa scattare costi di spedizione più alti, imballaggi speciali e permessi aggiuntivi. Non stupisce quindi che Apple, Samsung e Google provino a restare sotto quella soglia. Qui il limite lo detta più la logistica che l’ambizione.

I marchi cinesi hanno trovato un aggiramento: due batterie più piccole al posto di un’unica cella. Ogni unità resta sotto il tetto dei 20 Wh, ma insieme arrivano a 7.000 mAh o più senza infrangere le regole di spedizione. In parallelo, aziende come OnePlus, Honor, Xiaomi e RedMagic spingono sulle batterie al silicio‑carbonio, con una densità energetica più alta, muovendo l’asticella dell’autonomia in modo rapido e deliberato.

Il silicio può immagazzinare fino a dieci volte più carica del litio, ma durante la ricarica può espandersi fino al 300%, con il rischio di danneggiare la cella. I produttori contrastano il problema con nanostrutture e rivestimenti chimici. Nonostante ciò, il passaggio richiede nuove linee produttive, certificazioni e materiali costosi — una transizione onerosa per Apple, Samsung e Google, che hanno già investito miliardi nelle tradizionali celle agli ioni di litio.

Le celle al silicio‑carbonio impongono anche nuovi sistemi di gestione dell’energia, profili di degrado diversi e chip di ricarica riprogettati. Aumenta così la probabilità di errori — e dopo gli incidenti del Galaxy Note 7, Samsung mantiene una prudenza particolare. Apple, dal canto suo, tende a introdurre cambiamenti radicali solo dopo lunghi test interni. La cautela può sembrare conservatrice, ma è coerente con il loro calcolo del rischio.

Il progresso, però, sembra inevitabile. Le previsioni indicano che Samsung, Apple e Google inizieranno una transizione graduale verso le batterie al silicio‑carbonio tra il 2027 e il 2030. I primi benefici dovrebbero essere contenuti — un aumento della capacità del 5–10% — che si tradurrebbe in circa 5.500 mAh per i futuri modelli Galaxy Ultra e in all’incirca 6.000 mAh per la linea iPhone Pro Max.

Fino ad allora, è probabile che i telefoni cinesi guidino per autonomia, facendo avanzare rapidamente la tecnologia al silicio‑carbonio. Potrebbero essere loro i primi a spedire smartphone con batterie da 10.000 mAh — anche se il logo sulla scocca non sarà Apple o Samsung.