DJI Osmo Action 6: sensore quadrato, diaframma variabile e 4K a 120 fps

La DJI Osmo Action 6 si presenta come una action cam pensata non solo per essere più veloce e nitida, ma per adattarsi a come si filma davvero nel 2025: oggi orizzontale per YouTube, domani verticale, poi passaggio rapido allo smartphone per un taglio e la pubblicazione senza complicazioni. Pepelac News ha ricevuto uno dei primi esemplari di questa nuova generazione ed è pronta a condividere le prime impressioni.

Sensore e libertà d’inquadratura

Il cuore dell’interesse della Osmo Action 6 è l’accoppiata tra sensore e ottica. DJI usa un nuovo sensore CMOS quadrato da 1/1.1 pollici, e l’idea del quadrato non è casuale: offre più libertà d’inquadratura, soprattutto quando lo stesso girato va riutilizzato sia in 16:9 sia in verticale 9:16 senza trasformare il montaggio in una lotta per i pixel. In pratica c’è più margine ai bordi: meno stress per la stabilizzazione, più opzioni in fase di crop e vita più semplice per chi riprende al volo e costruisce la storia in seguito sul telefono.

DJI Osmo Action 6
© A. Krivonosov

Obiettivo e diaframma variabile

La seconda metà del duo è un obiettivo con campo visivo di 155° e, fatto insolito per una action cam, un diaframma variabile f/2.0–f/4.0. È un aggiornamento raro che conta davvero, perché spesso i limiti non stanno nella risoluzione ma nella luce e nel controllo dell’immagine. Si apre il diaframma per far entrare più luce al crepuscolo o con cielo coperto; lo si chiude per gestire l’esposizione in pieno giorno e trattare la profondità di campo con più grazia, senza dover ricorrere continuamente ai filtri ND. L’apertura regolabile è a tutti gli effetti una delle idee di punta di questo modello.

Modalità video e qualità di registrazione

Sul fronte video, DJI sceglie una strada pragmatica: puntare sul 4K e sugli alti frame rate invece di inseguire un 8K esotico per principio. Le specifiche parlano di 4K fino a 120 fps in diversi formati, tra cui 16:9, 4:3 e verticale 9:16, oltre a un 4K Custom a 3840×3840: il quadrato perfetto da ritagliare a seconda della piattaforma. Per un primo sguardo, suona centrato: si cattura il viaggio, l’azione, un autoscatto contro la strada, e si decide a casa cosa diventa un pezzo lungo e cosa un clip da 20 secondi. Il bitrate massimo è 120 Mbit/s, con codifica MP4 (HEVC), segno di un flusso di lavoro moderno e di un equilibrio sensato tra qualità e dimensione dei file.

DJI Osmo Action 6
© A. Krivonosov

Stabilizzazione

La stabilizzazione è tradizionalmente un punto forte della linea Osmo Action, e la sesta iterazione supporta RockSteady 3.0/3.0+, HorizonBalancing e HorizonSteady, con le dovute cautele su modalità e frame rate. Per chi fa sport è cruciale: una camera che mantiene l’orizzonte e tiene insieme l’immagine sui sobbalzi fa risparmiare ore in post e rende pubblicabile il girato grezzo. Trattenere i giudizi dall’uso sul campo è voluto—qui non c’è ancora né neve compatta né asfalto pulito. Ma l’attenzione a più modalità di stabilizzazione e ai loro limiti in fps già mette a fuoco le scelte: a volte si dovrà decidere tra massima fluidità e massimo rallenty.

Corpo, protezione e schermi

Sul piano hardware, la Osmo Action 6 appare matura. I 149 g e le dimensioni compatte restano nella logica delle action cam, mentre la resistenza all’acqua fino a 20 metri senza custodia e fino a 60 metri con custodia rende pioggia, schizzi e pozzanghere un non-problema. Due schermi OLED (anteriore da 1,46 pollici e posteriore da 2,5 pollici) con luminosità dichiarata fino a 1.000 nit sul display posteriore suggeriscono che questa camera non è solo da montare sul casco e dimenticare: invita a controllare inquadratura e impostazioni anche sotto il sole diretto.

DJI Osmo Action 6
© A. Krivonosov

Archiviazione, wireless e audio

L’approccio allo storage è una piacevole sorpresa. Ci sono 64 GB integrati, con circa 50 GB disponibili, più supporto microSD fino a 1 TB—utile per chi preferisce iniziare senza scheda e per chi gira a lungo e spesso. Sul versante wireless troviamo Wi‑Fi 6 e Bluetooth 5.1, che in pratica significano trasferimenti più rapidi verso lo smartphone e collegamenti più stabili con gli accessori. L’audio è affidato a tre microfoni, il che fa sperare in voci più pulite e meno vento negli scenari di tutti i giorni; la tenuta alle alte velocità sarà meglio verificarla su strada.

Autonomia

Sulla carta, l’autonomia suona coraggiosa: fino a 240 minuti in condizioni specifiche (1080p/24 fps, stabilizzazione attiva, schermi e wireless disattivati). Tradotto dal laboratorio alla vita reale, sembra più una promessa di margine che una garanzia di quattro ore filate. Resta il fatto che la volontà di privilegiare la durata è significativa: una action cam non dovrebbe chiedere il caricatore nel momento più avvincente.

Prezzo e contesto di lancio

C’è anche il contesto di mercato che completa questo primo sguardo. In Cina, la camera è andata in vendita subito dopo la presentazione, e questa unità è stata acquistata lì pochi giorni dopo. Sul sito ufficiale, il kit base—camera, batteria e custodia protettiva—parte da 3.000 yuan. La disponibilità negli altri Paesi resta una questione aperta, perché DJI non ha ancora condiviso dettagli.

Come previsto, la Osmo Action 6 arriva in più bundle con accessori diversi, dai filtri e batterie extra alla custodia subacquea e a una vasta gamma di supporti.

DJI Osmo Action 6
© A. Krivonosov

Prime impressioni e cosa verificare con la stagione delle uscite

Al primo incontro, l’idea che passa è questa: DJI ha costruito di nuovo una camera pensata come strumento quotidiano più che come giocattolo da vacanza annuale—puntando sulla flessibilità d’inquadratura garantita dal sensore quadrato, su un controllo della luce più consapevole grazie al diaframma variabile e su modalità di registrazione pratiche, dove il 4K/120 lavora davvero per l’azione, non per stupire. La prova del nove arriverà con la stagione in sella: come la stabilizzazione gestirà le vibrazioni, con quanta sicurezza la camera governerà l’esposizione nella luce irregolare della strada, come suonerà la voce dentro il casco e quanto terrà la batteria durante riprese continue con avvii frequenti. Quando l’asfalto si asciugherà, saranno queste risposte a orientare il verdetto finale; per ora, il passo avanti appare solido e soprattutto logico.